LA SSIIM E LA RICERCA AL TEMPO DEL COVID-19

Il gruppo di ricerca della SSIIM è composto da alcune/i ricercatrici e ricercatori ‘storici’ che contribuiscono alle attività della Cattedra da molti anni, e da altri collaboratori che di volta in volta si uniscono a noi per lavorare a specifici progetti. Ci piace pensarci come un mantice, che è sempre riuscito ad attrarre nella sua sacca competenze ed eccellenze (purtroppo sempre disponibili ‘sul mercato’, a causa del precariato dilagante nel mondo della ricerca italiana), e farle lavorare assieme per ravvivare il fuoco della conoscenza sui fenomeni che riguardano la complessità socio-spaziale delle città contemporanee.

primaepoiLa pandemia ci ha colti in un momento di piena attività, con 4 progetti di ricerca-azione in corso che impegnano oltre una decina di persone* tra ricercatori, assegnisti, esperti e borsisti assunti direttamente dalla Cattedra. Per 2 di questi progetti – CapaCityMetro-ITALIA e INSigHT – la Cattedra Unesco SSIIM dello Iuav è capofila, e ha dunque anche la responsabilità di condurre e coordinare un numero ben più ampio di “menti al lavoro”, afferenti ai tanti partner di progetto: università, centri di ricerca, ONG, enti locali.

È da un pò che avevamo voglia di raccontare come stiamo vivendo questo periodo di confinamento e cosa stiamo facendo, come ricercatori e intellettuali, per continuare il nostro lavoro. Un periodo durante il quale anche la ricerca ‘sul campo’ si deve fare da casa (che all’inizio ci sembrava un pò un ossimoro, ma poi abbiamo sperimentato – e appreso – che è comunque in parte fattibile), gli eventi partecipativi devono essere rinviati o riconfigurati in modo creativo, e i servizi sul territorio che stavamo mappando o con cui stavamo interagendo sono essi stessi soggetti a riconfigurazioni.

Fin dai primi di marzo abbiamo lavorato alla riprogrammazione e al controllo della fattibilità (e adattabilità… in altri modi e forme) di ogni attività e pacchetto di lavoro, avviando al contempo processi di negoziazione con i ‘donors’ per assicurare che i progetti potessero continuare, magari a rilento per alcune attività, e non fossero sospesi. Si è quindi continuato a fare ricerca, con interviste online o telefoniche, e lavorando in modo anticipato – rispetto a quanto previsto – sulla sistematizzazione dei materiali e delle informazioni fino ad allora raccolti sul campo. Si è continuato anche con l’azione, monitorando come i servizi di prossimità si stanno adattando e re-inventando ai tempi del COVID-19.

I due estremi di questo sforzo sono ben rappresentati dai nostri due ricercatori stranieri impegnati sul progetto INSigHT: Femi, che a Lagos in Nigeria deve fare i conti con i continui blackout energetici, oltre che con il lockdown, e con il digital divide che non rende facile organizzare interviste telefoniche o in remoto; e Isabelle, la ricercatrice Svedese incaricata di rilevare lo stato dell’arte a Malmo, rimasta bloccata negli Stati Uniti da dove però prosegue le interviste ad attori svedesi via piattaforme online e, con le colleghe italiane, sta organizzando un workshop – sempre online – tra operatori antitratta svedesi e italiani, che si terrà l’8 maggio. Anche Isabelle, però, rileva che non tutti gli operatori che dovrebbe intervistare rispondono o sono disponibili a organizzare incontri in remoto.

E mentre, sempre per INSigHT, Michela, Serena C. e Serena S. stanno continuando l’affiancamento etnografico delle attività del Network Antitratta per il Veneto (N.A.Ve), seguendo in videoconferenza le riunioni di coordinamento delle varie aree (riunioni d’equipe delle aree Unità di Crisi e Valutazione; Unità di Contatto; Unità staff lavoro; Case Manager; Comunità d’accoglienza), Eriselda – impegnata sul progetto IMPACT Veneto – è alle prese con la stesura del report sull’accesso all’housing da parte dei migranti (per il quale aveva realizzato una trentina di interviste nei mesi precedenti), ma una sera a settimana partecipa anche ai lavori del tavolo Comunità Accoglienti, da poco nato nel veneziano. Adriano e la nostra visiting researcher Elisa, per la SSIIM, e i tanti ricercatori afferenti alle università e centri di ricerca partner di CapaCityMetro-Italia stanno continuando a mappare i servizi per gli immigrati o con alto tasso di utenti immigrati nelle 5 città metropolitane sulle quali si concentra il progetto (Venezia, Milano, Bari, Napoli e Torino), anche grazie agli strumenti messi a disposizione dal CIRCE dello Iuav per l’autocompilazione delle schede di rilevamento dei servizi da parte degli operatori stessi. Petra e Leonardo, con la supervisione del Prof. Luciano Perondi dello Iuav, stanno mettendo a punto le interfacce grafiche dell’applicazione “M-app, Migranti app” e il testing online sugli operatori cui è indirizzata. Per CapaCityMetro-Italia, continua anche la programmazione della “prima scuola itinerante su migrazioni e spazi urbani in Italia” che – in vista della prima edizione che si dovrebbe tenere a settembre – prevedeva dei workshop di confronto con i soggetti aderenti stranieri (di Lisbona, Utrecht, Parigi e Amburgo) e workshop di co-progettazione con gli operatori del territorio, che stiamo ora organizzando online. E in videoconferenza sarà anche la prossima riunione operativa di progetto con i partner, che si terrà a metà maggio.

Per il progetto PusH, essendo ancora nelle fasi iniziali, continuano le skype mensili con i partner nei 6 paesi europei coinvolti… anche se il lockdown – con i figli a casa da scuola e le lezioni online dei molti che tengono corsi in questo semestre – ci ha imposto di spostare le riunioni a orari serali.

Insomma, progetti e ricerche proseguono, non senza difficoltà – soprattutto per chi ha figli – ma anche con qualche risvolto (positivo) inatteso. Qui sotto alcuni commenti dei/lle nostri/ ricercatori/ici sulle forze e debolezze del lavoro al 100% da remoto:

FORZE:

  • “Si riescono a seguire molte più conferenze e seminari (nazionali/internazionali) di quando erano solo dal vivo, quindi ora è paradossalmente più facile tenersi aggiornati sui nostri temi della ricerca e partecipare al dibattito”
  • “grazie all’ottimo lavoro di squadra avviato da tempo, sto continuando ad avere uno scambio vivo con le colleghe. Gli strumenti e piattaforme utilizzate (ne abbiamo sperimentate diverse!) ci consentono di proseguire con la ricerca e osservazione partecipante”
  • “Nonostante la difficoltà a conciliare impegni familiari e lavorativi – nel mio caso a causa della chiusura delle scuole – la flessibilità organizzativa dimostrata dal gruppo di ricerca, favorita anche dall’impossibilità di effettuare degli spostamenti, ha permesso di riorganizzare il calendario di lavoro del team e garantire così una regolarità degli incontri settimanali di coordinamento, snodo centrale di riflessioni collettive su contenuti e operatività delle singole ricercatrici.”
  • “La completa trasposizione online delle attività di coordinamento del NAVe permette di seguire molteplici riunioni nella stessa giornata, mentre prima erano spesso dislocate in territori diversi e quindi non sempre raggiungibili nell’arco di breve tempo”
  • “La nuova routine quotidiana, più lenta e ristretta, ha portato con se la possibilità (o il dovere) di fermarsi – la trovo utile per la ricerca perché c’è modo e tempo per riflettere.”
  • “si sono allentati un po’ i ritmi e gli spostamenti forsennati che erano diventati la routine del mondo pre-covid19 ed è stata l’occasione per tornare a leggere e ad approfondire temi e ricerche con più cura e attenzione”

DEBOLEZZE:

  • “il tempo di lavoro e quello di vita sono continuamente sovrapposti e questo ha un impatto forte sulla percezione di quanto si lavora rispetto a prima”
  • “La ricerca ‘out of place’ seppur prosegua in modo positivo sarà condizionata dalla mancata presenza fisica e dall’impossibilità di accedere a quel linguaggio non verbale che diviene parte integrante dell’analisi etnografica”
  • “la sovrapposizione tra tempi e spazi di vita e lavoro rende particolarmente faticosa la gestione della quotidianità. Nel mio caso specifico, recuperare i tempi di lavoro comporta l’imposizione di un ulteriore auto-isolamento all’interno della mia stessa dimora (sforzandomi dunque di fingere di non sentire e non pensare a quello che succede fuori dal mio studio ) e la messa in atto di una delega del lavoro di cura totalmente all’interno della coppia genitoriale, anziché ad istituzioni educative e formative al momento quasi totalmente assenti (o, peggio, interferenti…)”
  • “Nel lavoro di ricerca etnografica, sicuramente mancano quegli scambi informali, particolarmente ricchi di significato – umano e professionale – che prima erano possibili a margine delle riunioni, nelle pause caffè, nelle pause pranzo.”
  • “L’omogenea modalità di lavoro, sempre davanti al computer, è a volte frustrante e stancante. Mi manca l’energia che l’incontro umano può dare!”
  • “Several interviewees have taken long to reply or not answered. The challenges are partly the consequence of corona and the cancellation of planned events, which would have opened up for the opportunity to establish more contacts. Police and NGO have been particularly difficult to reach, even prior to the pandemic.”
  • “gli aspetti informali della comunicazione e dello scambio accademico si sono ridotti moltissimo; inoltre, studiare la città e i suoi abitanti rimanendo confinati in casa è di giorno in giorno più claustrofobico e schizofrenico.”
  • “Per quanto già avezzi al cosiddetto smart working con i colleghi internazionali, mancano molto le occasioni di confronto dal vivo che, almeno una volta a settimana, organizzavamo nel nostro studiolo allo Iuav di Venezia, dove speriamo di poter presto rientrare!”

* i ricercatori ed esperti assunti direttamente dalla Cattedra sul budget dei 4 progetti in corso sono: Adriano Cancellieri, borsista di ricerca (CapaCityMetro-Italia e IMPACT Veneto); Michela Semprebon, assegnista di ricerca (INSigHT);  Eriselda Skhopi, borsista di ricerca (IMPACT Veneto); Serena Scarabello, Serena Caroselli, Abe Oluwafemi Moses (detto Femi) e Isabelle Johansson, borsisti di ricerca  (INSigHT); Leonardo Ceccon e Petra Cristofoli Ghirardello, borsisti di ricerca (CapaCityMetro-Italia); Lorenzo Liguoro, esperto in monitoraggio e valutazione (CapaCityMetro-Italia e INSigHT); Elisa Lanari, visiting researcher (CapaCityMetro-Italia e IMPACT Veneto)

coordinatrici scientifiche di CapaCityMetro-Italia, INSigHT e IMPACT Veneto: Laura Fregolent e Giovanna Marconi

coordinatrice PusH: Giovanna Marconi

 

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